Una cornacchia di nome Berta

Mauro Corona, alpinista,scultore e scrittore ormai conosciuto dal grande pubblico, scrisse in un suo libro che molte volte ci sono fiabe che sembrano realtà e altre volte che i fatti reali sembrano fiabe. Questo racconto reale sembra proprio una bella fiaba. Molti anni fa, qui a Comasira, un abitante di nome Ernesto, raccolse un piccolo di cornacchia. Era tutto spelacchiato e se ne stava tremante tra i sassi della mulattiera, se prima dell’uomo fosse passato un gatto, per il micio sarebbe stato un pranzetto niente male. L’uomo lo raccolse, lo portò a casa e lo mise in una gabbia, lo curò e lo chiamò Berta. Il nome femminile non fu dettato dal fatto che fosse femmina ma semplicemente perché da adulto sarebbe stato una cornacchia. In un’altra casa lì vicino abitavano due donne, una rimasta vedova molto giovane e l’altra, che non si era mai sposata, non avendo più una famiglia era stata “adottata”. Questa eterna signorina si chiamava Maura ma tutti la chiamavano anche Maurina. Maura era uno spirito libero e oltre a lavorare nei campi e fare le faccende domestiche, senza pensare si allontanava da casa e si perdeva a parlare con la gente del paese, oppure si attardava in giro a fare quello che più le piaceva. Un fiore, un animale, un’amica, tutto andava bene per tirare tardi e l’altra donna continuava a chiamarla, quante volte la chiamava in un giorno!. Quando Maura si accorgeva che l’ Antonietta la chiamava le rispondeva a voce alta…”rui!!” arrivo. La cornacchia che per tutti i giorni dell’anno per svariate volte sentiva  solo due suoni ripetersi e cioè il chiocciare delle galline che erano nel pollaio lì sotto e l’Antonietta che chiamava Maura, si mise a ripetere anche lei con voce un po’ gracchiante “co-co-dè….co-co-dè” e poi anche “ma-u-ra….ma-u-ra”. La cornacchia Berta veniva lasciata libera di volare sopra al noce che c’era vicino a casa, ogni tanto faceva voli anche molto lunghi, poi tornava sempre a casa. Un giorno però spiccò il volo e non si fece più vedere, era diventata adulta. Questo racconto lo voglio dedicare ad Antonietta e alla Maurina, due donne che ho conosciuto e frequentato da quando io avevo sei anni e che hanno fatto in tempo ad aiutarmi a scrivere buona parte dei racconti raccolti in questo sito. Con loro se ne è andata la memoria storica di Comasira.

Sergio